Questa frequente patologia è caratterizzata da un eccesso di zuccheri (glucosio) nel sangue, meglio conosciuto con il temine di iperglicemia. Lo zucchero che viene assunto con l’alimentazione e che stimola nell’organismo la produzione di insulina, un importante ormone proteico prodotto dal pancreas, che stimola le cellule a prelevare lo zucchero dal sangue, abbassandone così la quantità circolante. Esistono principalmente due tipi di diabete: diabete di tipo 1, poco frequente e tendenzialmente giovanile, e diabete di tipo 2, più frequente (ca 90%) e che insorge tendenzialmente in età adulta. I principali fattori di rischio che aumentano la probabilità di essere affetti da patologia diabetica sono:
– età avanzata (superiore a 45 anni);
– sovrappeso (specialmente se localizzato all’addome);
– glicemia a digiuno alterata (fra 110 a 125 mg/di);
– parentela (a maggior ragione se di primo grado) con un diabetico;
– ipertensione arteriosa;
– vita troppo sedentaria;
– intolleranza al glucosio;
– appartenenza a gruppi etnici ad alto rischio (ispanici, asiatici, africani);
– peso alla nascita superiore a 4 kg o inferiore a 2,5 kg aumenta il rischio di sviluppare diabete da adulti.
Secondo le linee guide dell'Ada (l’Associazione americana per il diabete) la diagnosi di diabete possiamo disporre oggi di due test assai semplici: la determinazione della glicemia a digiuno e l’esecuzione di un carico orale di glucosio. In condizioni normali, la glicemia misurata sul plasma venoso dopo almeno 8 ore di digiuno deve essere inferiore a 100 mg/dl. Una glicemia eguale o superiore a 125 mg/dl consente di formulare la diagnosi di diabete. Glicemie comprese fra 100 e 125 mg/dl definiscono una condizione che, pur essendo anomala, non è ancora diabete e che, perciò, viene semplicemente definita “anomala glicemia a digiuno”.
Per i soggetti a rischio è utile eseguire un test da carico di glucosio che è un valido strumento per una diagnosi precoce di diabete. Il carico orale di glucosio viene eseguito assumendo la mattina, a digiuno, 75 g di glucosio e determinando la glicemia sia prima della assunzione del carico sia a distanza di 2 ore. In condizioni normali, la glicemia due ore dopo il carico deve essere inferiore a 140 mg/dl. Valori eguali o superiori a 200 mg/dl fanno porre la diagnosi indiscussa di diabete, mentre valori intermedi fra 140 e 199 mg/dl indicano una condizione patologica che non è ancora diabete e alla quale viene data la definizione di “intolleranza al glucosio”. E’ implicito che, quando si ricorra inizialmente alla misura della glicemia a digiuno, laddove si riscontri la presenza di una glicemia anomala, compresa fra 100 e 125 mg/dl, è necessario procedere con l’esecuzione di un test di carico.L’alterata glicemia a digiuno non va confusa con l’alterata tolleranza al glucosio, anche se le due condizioni possono essere associate. L’alterata glicemia a digiuno si accompagna a insulinoresistenza e a un aumento del rischio cardiovascolare; può evolvere in diabete di tipo 2 conclamato, con un rischio del 50% che tale progressione si manifesti nei 10 anni successivi alla diagnosi.Un altro importante test per determinare la diagnosi di diabete è correlato alla concentrazione di emoglobina glicata (il cui cut-point è del 6.5 %).Una diagnosi precoce è determinante per instaurare un corretto piano di controllo della malattia e di prevenzione delle complicanze a lungo termine, quali la microangiopatia, macroangiopatia, retinopatia, neuropatia e ulcera diabetica,che rappresentano il vero pericolo del diabete.