Esistono diverse forme di disturbi ventilatori del sonno. La roncopatia cronica patologica, ovvero il russamento, è sicuramente il disturbo più comune. Secondo l’Associazione Italiana Pneumologi ospedalieri sono circa 1.600.000 i “russatori” italiani. Nei casi più gravi si parla invece di apnee o ipopnee, patologie ostruttive che colpiscono circa il 2-4% della popolazione tra i 30 e i 60 anni.
Apnea: interruzione completa del flusso respiratorio per almeno 10 secondi
Ipopnea: riduzione del flusso respiratorio di almeno il 50% per almeno 10 secondi
Tutte queste condizioni sono dovute a diversi fattori tra cui alterazioni anatomiche innate (allungamento del viso), ipertrofia adenotonsillare, fumo di sigaretta, abuso di alcol e familiarità. Tuttavia si ritiene che l’aumento dell’obesità sia una dei fattori di rischio più importanti, per via dell’accumulo di tessuto grasso attorno al collo che causa una costrizione delle vie aeree superiori.
Russare può causare danni seri alle arterie, in particolare alle carotidi, le arterie che salgono lungo il collo e portano la gran parte del sangue che serve al cervello. Uno studio condotto all’Henry Ford Hospital di Detroit, specializzato nei disturbi del sonno, su individui tra i 18 e i 50 anni affetti da roncopatia cronica ha evidenziato un aumento dello spessore delle pareti proprio delle carotidi nei soggetti il cui sonno è accompagnato da rumore rauco, tipico del russare. Il danno sembra essere dovuto a dei piccoli traumi dovuti alla vibrazione prodotta dalla respirazione rumorosa e al conseguente processo infiammatorio, responsabile poi dell’ispessimento del vaso. Nei soggetti che invece soffrono di processi ostruttivi il meccanismo è un po’ diverso. In questo caso il danno è dovuto all’apnea, poichè l’interruzione del flusso respiratorio causa delle variazioni importanti di pressione che provocano un sovraccarico cardiaco. Oltretutto durante l’apnea si va in contro ad ipossia dovuta alla netta diminuzione della concentrazione di O2. In questi casi è solo il brusco risveglio, dovuto alla conseguente sofferenza dei tessuti, che permette di riprendere un’adeguata respirazione. Questi processi si verificano ciclicamente durante la notte. Tutto ciò fa sì che chi soffre di questi disturbi non riposi bene la notte, si svegli già stanco e abbia serie difficoltà ad affrontare la giornata lavorativa, entrando in un circolo vizioso che causa un doppio danno al soggetto: organico e psicologico.
Si capisce quindi il perché questi disturbi vanno annoverati tra i più importanti fattori di rischio cardiovascolare. Non bisogna trascurare il problema, rivolgersi al proprio medico, richiedere una consulenza specialistica di uno Pneumologo, e cercare di trovare insieme una soluzione per permettere un sano riposo( per la gioia anche dei propri partner).